Taranto, Puglia, Italia

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Termoablazione tumori

L’intervento mininvasivo di termoablazione percutanea dei tumori del fegato permette di trattare il tumore epatico senza dover subire un intervento chirurgico classico. E’ utilizzato per tumori in fase precoce o di piccole dimensioni, tumori inoperabili per lo stato generale del Paziente che non può essere sottoposto ad anestesia generale, in alcune metastasi epatiche ed in lesioni ricorrenti e progressive ed in attesa di un trapianto.

La termoablazione percutanea dei tumori del fegato è eseguita con aghi antenna a radiofrequenza o microonde, che per mezzo del calore generato uccidono le cellule tumorali.

Semplificando molto, la principale differenza tra le due termoablazioni è rappresentata dal tipo di “onde” utilizzate per generare calore, che nel primo caso sono onde radio e nel secondo microonde, che hanno una lunghezza d’onda molto inferiore alle prime.

Nella termoablazione a radiofrequenza, una corrente alternata ad alta frequenza crea temperature comprese tra 60 e 100 °C, mentre con le microonde si generano campi magnetici che fanno salire la temperatura oltre i 100 °C.

In particolare, con la termoablazione si causano al tumore danni diretti che distruggono l’integrità delle membrane delle cellule e degli organelli in essa presenti e rallentano o bloccano del tutto la replicazione del DNA.

L’intervento dura pochi minuti ed è eseguito con l’ausilio della guida ecografica o della guida TC che permette l’inserimento preciso dell’ago al centro della lesione.

L’intervento prevede anestesia locale e una sedazione profonda durante l’ablazione della lesione tumorale.

La termoablazione è associata ad un minore rischio operatorio e di complicanze rispetto al classico intervento chirurgico.

Il radiologo interventista nel team multidisciplinare valuta l’indicazione all’intervento di termoablazione (vedi Linea Giuda HCC AIOM v.22.10.17) a seconda dello stato del Paziente, della dimensione, della posizione della lesione e della previsione dell’area di ablazione, in modo da ridurre la possibilità di recidive locoregionali.

Per lesioni di dimensioni maggiori, in particolare quelle poco superiori a 3 cm, l’ablazione può essere associata ad intervento di chemioembolizzazione (trattamento combinato).

Quest’ultimo tipo di approccio combina la capacità di ablare il tumore per mezzo del calore generato dall’ago antenna con l’embolizzazione dei vasi arteriosi che alimentano il tumore, riducendo l’apporto sanguigno allo stesso.

Dopo l’intervento, il Paziente avrà necessità di controlli regolari (eco/TC/RM) per monitorare l’eventuale insorgenza di recidive.

Molti esperti ritengono che la termoablazione rivestirà un ruolo sempre più importante in oncologia in futuro dal momento che sono sempre di più i tumori diagnosticati in fase iniziale – e quindi ancora di piccole dimensioni – e sono sempre più numerosi i pazienti anziani, nei quali gli interventi chirurgici tradizionali spesso risultano troppo rischiosi.