Taranto, Puglia, Italia

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Ictus cerebrale

L’ictus è la causa maggiore di morbidità e disabilità a lungo termine nel mondo.

In Italia sono più di 200.000 i nuovi casi di ictus l’anno, con una mortalità del 25% entro 30 giorni e con il 50% di pazienti che non recuperano una sufficiente autonomia dopo 12 mesi.

L’ictus è causato dall’occlusione trombotica di un’arteria del circolo intracranico (arterie carotidi, circolo vertebro-basilare, poligono di Willis e vasi arteriosi intracranici a valle).

L’esito dell’ictus ischemico è correlato al volume del cervello che è infartuato e il volume dell’infarto è direttamente correlato al tempo di riperfusione. In un ictus di un grande vaso di circolo cerebrale anteriore, i neuroni persi ogni minuto sono milioni.

Diagnosi

Clinica: Sono state proposte alcune scale di valutazione clinica per la rapida identificazione dello stroke e dell’attacco ischemico transitorio tra cui la più utilizzata è la scala FAST (Face, Arm, Speech, Test) che ha mostrato una sensibilità dell’81%, ma una scarsa specificità (39%).

Radiologica: Il Paziente che fa accesso in Pronto Soccorso, dopo una rapida valutazione iniziale neurologica, prosegue l’iter diagnostico con esami Angio-TC e/o Angio-RM per definire le aree ischemiche non recuperabili, la sede dell’occlusione vascolare e la valutazione del circolo intracranico.  

Trattamento

Ove clinicamente indicato, si procede quindi a terapia.

L’Ictus ischemico acuto è trattato farmacologicamente con la somministrazione di terapia fibrinolitica (rTPA) per via endovenosa nelle stroke Unit a paziente monitorizzato.

Alcuni studi hanno dimostrato che con r-TPA si ottiene un’adeguata rivascolarizzazione nel 46% dei casi, con percentuali di ricanalizzazione variabili in base alla sede dell’occlusione vasale. Il tasso di ricanalizzazione post-fibrinolisi endovenosa è appena del 6% per la porzione intracranica dell’arteria carotide interna (ICA), del 30% per il tratto prossimale dell’arteria cerebrale media (M1) e del 44% per il tratto distale dell’arteria cerebrale media (M2).

Recenti risultati di diversi studi randomizzati hanno dimostrato l’efficacia del trattamento endovascolare arterioso neuroradiologico interventistico.

L’intervento endoarterioso può essere eseguito ingabbiando il trombo in una maglia metallica chiamata “stent” e portarlo via dal vaso occluso oppure attraverso un catetere ad ampio lume interno che permetta l’aspirazione diretta del trombo.

La combinazione della trombolisi endovenosa con le procedure endoarteriose di tipo meccanico (bridging) presenta migliori risultati in termini di ricanalizzazione rispetto alla sola trombolisi endovenosa, in quanto combina la facilità e rapidità di utilizzo propri della fibrinolisi ev con la maggior efficacia in termini di rivascolarizzazione della trombectomia meccanica endovascolare. L’efficacia nella rivascolarizzazione del circolo intracranico ha determinato un cospicuo aumento della percentuale dei Pazienti senza disabilità a lungo termine dopo ictus ischemico.